Un connubio unico di
fede e leggenda.
Storia
Un connubio unico di
fede e leggenda.
Gli avvenimenti che sono all’origine della Basilica di Santa Maria delle Carceri.
Il 6 luglio 1484 segna una data che rimarrà per sempre nella storia di Prato. In quel giorno un dipinto, di non identificato pittore del ‘300, si animerà, prendendo figura umana. L’affresco, una Madonna con Bambino ed i santi Stefano e Leonardo, verrà illustrato da miracoli mentre l’apparizione interesserà le antiche “stinche” o carceri della Terra di Prato.
Privilegiato testimone di questi fatti un “fanciulletto bianco, biondo e di angelico sembiante” (così lo definiscono anche le cronache), Iacopino Belcari, che in quel tempo aveva otto anni.
Come tutti i ragazzi della sua età, Iacopino fu attratto da un animaletto che saltellava, e così giunse fino alla finestra ferrata del carcere.
Attorno a questa finestra ferrata una chiara luce lo investì e lo costrinse a guardare in alto, sopra la finestra dov’era dipinta la Madonna.
Vide allora, con grande stupore, come la figura si animava e l’immagine staccarsi dal muro dov’era effigiata, scendere a terra, e fare cenni di adorazione e di pentimento al Bambino Gesù.
La Madonna non si fermò a questo primo atto di adorazione ma scese nel carcere sottostante, illuminato da celesti splendori, tornando poi nel posto dov’era dipinta.
Cominciò cosi la “manifestazione” della Madonna subito chiamata “del carcere”, oppure “della misericordia”, per le invocazioni di quanti videro, per più giorni, il prodigio.
Il racconto ed una ininterrotta tradizione parlano del sudore di sangue e delle lacrime che solcarono il volto di Maria, e dell’animarsi dei due santi che fanno corona a fianco alla Vergine.
Ancora oggi si mostrano due nappe già pendenti dall’elsa della spada di un soldato, presente alla manifestazione, che raccolsero quelle lacrime e quel sangue.
Iacopino Belcari ebbe come testimoni messere Giovanni Celmi, vicario del vescovo di Pistoia, ed un suo compagno, Niccolò figlio di Guidetto, custode del Cassero. Prato nel suo insieme (clero, magistratura, cittadinanza), volle dare riconoscimento alla manifestazione con atto pubblico, il 29 agosto 1484, quando una solenne processione mosse dalla Pieve di S. Stefano e raggiunse le Stinche.
La memoria dei fatti prodigiosi non è solo tramandata dalla tradizione ma anche da un piccolo codice del prete Agostino Guizzelmi (1534-1600), convisitatore di S. Carlo Borromeo della diocesi ambrosiana, che scrive la “Historia della Apparizione et Miracoli di Madonna Sancta Maria del Carcere di Prato”, e da un’altra narrazione di un certo Andrea, detto “Germanino”, contemporaneo del Guizzelmi: queste opere sono ancora conservate nella Biblioteca Roncioniana di Prato.
Infine, padre Giuseppe Maria Besutti, o.s.m., negli atti del Congresso internazionale mariologico, tenuto a Roma nel 1975, annota: “È del 6 luglio 1484 un’apparizione di Maria a Iacopino Belcari: nel 1485 Jacopo Opizzi redige i miracoli della B.V.M. nel carcere di Prato.”
Sulle Stinche sorse una splendida chiesa voluta dal popolo pratese la cui erezione venne affidata da Giuliano da Sangallo, con la munificenza di Lorenzo de’ Medici.
I lavori per il nuovo tempio ebbero approvazione da Sisto IV che con la sua bolla lodò il “pium propositum in Domino commendans”; il successore, Innocenzo VIII, con la bolla del 2 settembre 1484, autorizza la costruzione, secondo l’intendimento del suo predecessore.
Da quel momento, si può dire, la chiesa sarà del Comune e del popolo pratese: verrà consacrata il 9 maggio 1705 dal Vescovo Michele Carlo Visdomini Cortigiani.
Alla Madonna delle carceri fecero sempre riferimento i Pratesi nelle pubbliche calamità ed il 6 luglio riguardato come festa religiosa e civile; ed anche oggi, in tal giorno, la Madonna è adorata dal Capitolo della Cattedrale e dalla Municipalità.
L’immagine venne decorata di corona d’oro dal Capitolo Vaticano di S. Pietro, per il legato Sforza Pallavicini, ed incoronata la prima volta il 14 agosto 1836 da mons. Ferdinando Minacci, arcivescovo metropolita di Firenze.
Dal 1936 le antiche stinche, dove avvenne la prima manifestazione della Madonna, furono aperte al pubblico e destinate a luogo sacro; ancor oggi è possibile accedervi per la preghiera.
Nel 1939 il Servo di Dio Papa Pio XII decretava alla chiesa arcipretura di S. Maria delle Carceri il titolo e la dignità di “basilica minore”.
La ricorrenza liturgica della Beata Vergine, “Madre di misericordia” o “delle carceri”, si celebra il 6 luglio, come solennità nella basilica e memoria obbligatoria nella diocesi.